MAGS Experience: cronaca di un viaggio in terra d’Abruzzo

Il pensiero di mollare è durato giusto un attimo! Poi si è colorato tutto di rosa…..il dolore, insidioso fino a quel momento, si è attenuato, il fondo scassato e impedalabile si è addolcito, il desiderio di arrivare in fondo ha vinto su tutto. 

Sabri che fino a quel momento mi aveva lasciata cuocere nel mio brodo e non aveva avuto il coraggio di chiedermi come andasse il polpaccio , è stata sopraffatta dall’emozione.

Non era preparata. 

Era stata a Campo Imperatore ben 5 volte, ma mai e poi mai si sarebbe aspettata tanta bellezza! Era sempre salita “in cima” per poi riscendere su sentieri hard e poco pedalabili ma la piana e il canyon le mancavano. 

Era stato un crescendo continuo, una sorpresa dopo l’altra anche per me che pensavo di conoscere questo territorio e di averlo già percorso pezzettino-pezzettino.

E invece……

Quando Sabri mi aveva scritto qualche mese prima per chiedermi “che programmi hai? Vengo anche io!” non l’avevo presa tanto sul serio. Pensavo che scherzasse! Ma lei è stata serafica, nel suo fantastico accento milanese: “Tranquillaaa, c’è lo facciamo con calma! Io non ho mica fretta!! Fai tu! A me va bene tutto, basta che lo finiamo in 3 giorni perché lunedì ho il vaccino!”

E tre giorni siano!

Pianificare il MAGS in 3 giorni non è stato semplice. Avevo una sorta di deformazione che mi portavo dietro dall’edizione ZERO, fatta in 4 giorni, supported, con una fatica immane. 

Non riuscivo a focalizzare una sosta dopo Isola del Gran Sasso. 

Perché diciamocelo, dopo Isola inizia l’Abruzzo wild! I paesi si diradano, i boschi si infittiscono, la presenza umana si azzera e la tecnicità dei sentieri si eleva all’ennesima potenza, tra boschi, mulattiere, single trek in contropendenza e discese ripide e interminabili.

Unica possibilità per dormire e mangiare prima di lasciare la “civiltà” la Locanda del Cervo a Crognaleto. 

Quando sulla carta ho segnato quella prima bandierina sono stata percorsa da un brivido, non tanto per i km che avrei dovuto percorrere per arrivarci quanto per il dislivello e per la tappa successiva! Se il primo giorno fossi riuscita a pedalare fino al Cervo, il secondo avrei potuto dormire a Calascio, o addirittura al rifugio Racollo, sulla piana di Campo Imperatore!!! 

Dovevo farcela!

Una volta definite le tappe l’assetto è venuto da se: prima notte comoda alla Locanda, seconda notte bivacco selvaggio. 

Certo anche l’idea di una prima notte al rifugio Fioretti nella Valle del Chiarino mi stuzzicava, ma razionalmente sapevo che per me sarebbe stato troppo!

L’adrenalina cominciava a salire, l’entusiasmo era alle stelle! 

Non vedevo l’ora di partire! 

L’idea di farlo con Sabrina mi rassicurava e mi stimolava allo stesso tempo! Rispetto agli altri trail che inconsciamente avevo desiderato fare da sola, il MAGS mi spaventava. Conoscendo il territorio, le asperità, la presenza dei pastori Abruzzesi a guardia delle pecore, il nulla cosmico di certi luoghi, il brulicare di lupi e cinghiali, l’idea di partire da sola era da escludersi. Ma per fortuna l’orizzonte era roseo e affollato. Oltre a Sabrina si erano iscritte al trail diverse persone che conoscevo, personalmente o indirettamente tramite fb e questa cosa mi caricava ancora di più.

La mattina del 2 luglio non stavo più in me! 

Eccoci tutti pronti, supported e unsupported, a fare colazione spronati dal comandante Moreno!

Si parteeeeee

Uno dopo l’altro giù in picchiata verso il mare. 

I primi km sono scivolati via velocemente, ma la pianura è durata poco. 

E la “Foggetta” ha svelato subito la cattiveria del percorso che ci attendeva. 

Un’altalena infinita fra colline arroventate, discese ripide lungo i calanchi e risalite aspre e interminabili per conquistare uno dopo l’altro tutti gli arroccati comuni della vallata del Fino.

Ma il vero scoglio si è presentato dopo Arsita! Fin lì, complici le chiacchiere con i compagni di viaggio incontrati lungo il percorso, i “bagni” in ogni fontana e l’anguria offertaci a Castiglione Messer Raimondo, la strada era scivolata sotto le ruote senza eccessiva fatica. Da Arsita le storia è cambiata e la scalata verso il Gran Sasso si è fatta più ardua.

Man mano che salivamo la montagna appariva sempre più vicina, il dislivello cresceva, il terreno si faceva più sconnesso, i borghi si diradavano. Le brevi discese non riuscivano a farci respirare e anzi mettevano a dura prova i nostri freni; i single trek esposti e i rovi ci rallentavano.

Quando finalmente alle 8 di sera siamo sbucate sulla statale 80 non ci è parso vero. Avevamo ancora 15 km di salita a separarci dal Cervo ma l’asfalto scorreva liscio sotto le ruote e la dolce pendenza dava tregua al nostro fiato e alle nostre gambe. 

Strada facendo si era unita a noi anche Simona. Fino alla fine aveva manifestato il desiderio di proseguire ulteriormente il viaggio e non fermarsi a dormire a Crognaleto, ma il sopraggiungere del buio e la prospettiva di ritrovarsi a pedalare in solitaria i boschi sopra al Chiarino durante la notte l’avevano convinta a fermarsi con noi. 

La lauta mangiata e il sonno ristoratore ci hanno proiettato cariche ed entusiaste alla mattina successiva! 

Una lunga giornata ci attendeva! Finalmente saremmo arrivate sul Gran Sasso! 

La stanchezza del giorno precedente sembrava evaporata e la salita al rifugio Fioretti è stata fin troppo facile. 

Poco prima di raggiungere il rifugio ci siamo separate da Simona che ha deciso di accelerare e ha preso direttamente la via del bosco. 

Eravamo abbastanza sicure di raggiungerla più avanti, ma ci sbagliavamo. 

Le faggete che conducono alla Madonna della Zecca e da lì svalicano fin sopra le “Capannelle” sono fitte e insidiose. Un susseguirsi di saliscendi sassosi, single trek esposti, radici, tronchi da scavalcare. Ogni tanto un fruscio a farti sussultare, un battito d’ali a rompere il silenzio, un pastore con le sue pecore a colorare il bosco. 

E poi, all’improvviso, la luce, gli alberi che si diradano, l’orizzonte che si apre, il lago di Campotosto a riempire gli occhi, così vicino da poterlo quasi toccare. “Simo perché in questo trail non si passa anche da Campotosto?” La voce di Sabrina interrompe il filo dei miei pensieri e cerco di spiegarle che in realtà il lago non è così vicino come sembra. 

Quando finalmente arriviamo a San Vincenzo ci illudiamo che il peggio sia passato ma non è così.

La valle del Vasto si presenta irta di difficoltà. Il passaggio delle mucche ha praticamente cancellato il sentiero e i primi chilometri sono un continuo salto da una traccia all’altra per scendere sempre più in basso.

Quando finalmente arriviamo al mulino non ci sembra vero. Il sentiero si amplia fino a trasformarsi in una carrareccia che ci proietta rapidamente verso Assergi. Abbiamo fame e sete e quando una simpatica famiglia aquilana di origine romeno-ungherese ci invita a sedersi con loro non resistiamo e approfittiamo dell’ospitalità.

Ma la sosta dura poco.

Non ci possiamo credere ma la salita deve ancora iniziare. Ormai siamo arrivate alla base della funivia che sale a Campo Imperatore e il pensiero di approfittarne per un attimo ci sfiora.

Ma solo per un attimo.

Siamo impazienti di arrivare su e finalmente Piano di Fugno.

Sabrina è incredula! Non si capacita di come sia possibile che in tutte le sue scorribande abruzzesi non fosse mai passata da lì! E man mano che saliamo lo stupore aumenta.

Il silenzio regna sovrano, il Prena e il Corno grande riempiono l’orizzonte, i dolci pendii si rincorrono uno dopo l’altro è la calda luce pomeridiana allunga le ombre e rende tutto più caldo.

Quando arriviamo a Santo Stefano di Sessanio ci lasciamo conquistare dal vocio dei turisti e dal calore dell’atmosfera ma vogliamo proseguire.

Rocca Calascio ormai è a un passo e la prospettiva di riuscire ad arrivare al rifugio Racollo per la notte si fa più concreta.

Ma non avevamo fatto i conti con il mio polpaccio. Il doloretto latente che si era manifestati a un certo punto, man mano che salivamo si era fatto sempre più pungente e rallentava sempre di più la mia pedalata.

Quando siamo arrivate a Castel del Monte il dolore era tale da non consentirmi strappi ulteriori!  “Sabri mi spiace ma devo fermarmi! Se vuoi continuare lasciami qui, altrimenti ti faccio una proposta: fermiamoci ora e partiamo domattina alle 5!”  Neanche il tempo di finire la frase che Sabrina aveva già iniziato a scandagliare ogni portico/parco giochi/tettoia di Castel del Monte per capire dove accamparci con i nostri materassini.

Per un attimo la prospettiva non era apparsa esattamente rosea!

L’aria era particolarmente frizzante, Castel del Monte brulicava di turisti al punto che tutti e 3 ristoranti del paese erano strapieni e non c’era traccia di posticini riparati dove buttare il sacco a pelo…poi dinanzi a noi il patio della scuola! “Si mettetevi lì, tranquille!! Se andate via domattina alle 5 non vi vede nessuno!” Il via libera della signora del Pizzicagnolo, che amorevole ci aveva sfamato con salumi, formaggi e pizzette, ha spazzato via ogni dubbio e la notte è passata in un soffio.

Quando alle 4,30 è suonata la sveglia volevo morire!

Il polpaccio ancora dolorante, 4 ringo a tamponare la fame, una salita di 6 km scassati in prospettiva e il tarlo di buttare la bici e farmi venire a prendere.

Ma è bastato che il sole iniziasse a tingere tutto di rosa per farmi abbandonare ogni dubbio.

La sofferenza ha lasciato il posto alla meraviglia.

Il vento si è acquietato, lo scampanellio delle mucche ci ha accolte finalmente sulla piana e noi ci siamo fatte rapire dalla bellezza di un luogo senza tempo, che ogni volta ti conquista come e più della prima.

E le sorprese non erano finite.

Il canyon dello Scoppaturo, il Voltigno incastonato tra le montagne, la Valle d’Angri, ripida come non mai, il bosco di Farindola, il Lago di Penne con la salita spaccagambe più hard che si ricordi….

e poi i campi di grano e di girasoli che dolcemente ti riportano in terra Angolana!

Quando alla fine del lungo fiume è apparso il cartello Città Sant’Angelo l’adrenalina ha prevalso e le gambe hanno accelerato ! 

Cariche come due molle abbiamo affrontato l’ultima salita e via! Arrivate!!!

Mattia, Livio e Alberto ad accoglierci! Una birra gelata, le prime impressioni a caldo, la stanchezza improvvisamente archiviata…e lo spirito di Mattia :”Simó mi sembri riposata!” 

Una soddisfazione immensa!

Il MAGS mi ha lasciato un bagaglio stracolmo di emozioni, luoghi, sudore, passione. 

Un trail nato dall’amore e dal desiderio di far conoscere un territorio denso e ancora autentico.

Un viaggio immersivo che attraverso la bellezza e la fatica si inabissa nell’io più profondo e scalda l’anima! 


6 commenti su “MAGS Experience: cronaca di un viaggio in terra d’Abruzzo”

  • 1
    Dino il s! Rispondi

    Leggere questa storia fantastica e poi pensare. “…. Cavolo! Ma l’ho fatto anch’io questo viaggio!” , credimi, mi ha fatto venire la pelle d’oca.

    • 2

      Grazie Dino!!! Sono contenta di essere riuscita a trasmettere le sensazioni che ho provato in questi 3 giorni! É stato intenso!!!

  • 3
    Simona il s! Rispondi

    Bellissimo racconto senza nulla tralasciare. Mi è sembrato di riviverlo questo Trail in ogni suo istante, in ogni suo angolo e panorama, emozionante, bravissima Simo

    • 4

      Grazie Simo!!! É stata un’esperienza intensa e bellissima! Ed è stato bellissimo condividila con te!!

  • 5
    Fabio il s! Rispondi

    Bellissimo racconto, un esperienza da ricordare! Brava!!! Piacere di averti incontrato

    • 6

      Grazie Fabio!! È stato un grande piacere anche per me!! A presto…anzi…al prossimo trail!!

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