Il MAGS un anno dopo
Siamo arrivati tutti!
Alla fine!
Solitamente non si inizia a raccontare una storia dalla fine.
Magari da 5 minuti prima della fine.
Quei 5 minuti in cui tutta la storia si stravolge e succede tutto e il contrario di tutto….
E invece io voglio cominciare dalla fine, ossia da un baracchino in riva al mare, un tavolo con tanti distintivi finisher, i cartoni con le bottiglie di vino ricordo e Moreno che ringrazia tutti i partecipanti ad uno ad uno, per aver condiviso quel sogno e per averlo portato a termine.
Perché lui per primo non credeva di riuscire a realizzarlo quel sogno e di riuscire a percorrerlo tutto, considerando l’incidente, lo stop forzato, la riabilitazione, la spalla che ogni tanto se ne esce e poi ritorna non si sa bene come a posto.
Portarsi a casa tutto il Mags, con i suoi 7000 metri di dislivello (forse anche qualcosina in più) e i suoi quasi 300 km fatti di asfalto, fango, sassi, radici, erba…
Salita dopo salita, discesa dopo discesa!
Con un caldo torrido, di quelli che a fine giugno forse non ti aspetti.
Con discese tecniche sfidanti persino per i camosci.
Con la pioggia torrenziale che ti coglie all’improvviso durante la salita più impervia di tutto il giro, proprio quella che ti costringe al portage per svalicare e arrivare in cima.
Con le gambe che ogni tanto vacillano per la stanchezza e ti fanno dubitare di poter arrivare in fondo.
E invece siamo arrivati tutti al traguardo.
E tra l’altro felici! Quasi rigenerati alla fine!
Perché in realtà durante quei quattro giorni di fatica pura, ciò che ha fatto girare le gambe e ha consentito a tutti di arrivare sono state le risate.
Tante risate.
Sin dal primo giorno, sin dalla prima torrida salita alla fine della quale ci aspettava Giancarlo (il SANTO!) che di ha scortato e rifocillato e garantito un supporto ineguagliabile dal primo all’ultimo km, nonostante la rottura della macchina non proprio in programma.
Le risate non sono mancate mai. Persino sotto la pioggia, fradici fino al midollo, si rideva per non piangere (sorrideva persino Manuelo, che, si vocifera, NON RIDE MAI).
Siamo arrivati felici e oltretutto satolli! Nel vero senso della parola.
Il quarto giorno del Mags, in realtà, ci siamo ritrovati in un un MAGNS: un ristoro continuo! Ogni comune che abbiamo incontrato lungo il percorso ha fatto a gara per coccolarci e rifocillarci dei km percorsi e qualcuno sostiene che il bilancio calorico a fine giro sia stato negativo: abbiamo assimilato più di quanto abbiamo smaltito!
Siamo arrivati felici, satolli e increduli.
Increduli per la bellezza di un territorio che ci ha sopraffatto.
Il mare ha il suo fascino, indubbiamente, ma quando te lo lasci alle spalle e ti addentri nell’entroterra, il paesaggio cambia radicalmente e muta continuamente.
Le colline della Vallata del Fino ti inghiottono e da dolci e sinuose pian piano diventano aspre e roventi.
Man mano che avanzi percepisci il mare alle tue spalle, ma vieni rapito dal profilo di sua maestà il Gran Sasso, che dapprima domina l’orizzonte, poi, man mano che avanzi, ti invita a scalarlo, con le sue cime maestose e il profilo della Bella Addormentata, che ti accompagna fino a Isola del Gran Sasso.
I boschi, i fiumi e le gole teramane disegnano scenari di rara bellezza; il tempo sembra essersi fermato nei piccoli borghi arroccati su cocuzzoli sempre più impervi e scoscesi.
Il Piccolo Tibet toglie letteralmente il fiato.
Il Voltigno è un’altalena affascinante, un susseguirsi di saliscendi interminabili che culminano nella piana, che poi tanto piana non è visto il fondo sconnesso assai.
I boschi e le cascate tra Rigopiano e Farindola sono incantevoli.
La collina Angolana infuocata ma di un giallo oro che ti stordisce.
E poi di nuovo il mare.
Che quando arrivi in fondo, con lo sciabordio delle onde che si infrangono a riva ti inebria e ti culla nella soddisfazione di essere arrivato in fondo.
E’ durato solo quattro giorni ma è stato un lungo viaggio, un’esperienza incredibile, di crescita e condivisione.