In vetta

Le nuvole all’orizzonte non sono affatto rassicuranti. 

Si sta alzando il vento.
Consulto di nuovo il radar.

Devo arrivare a 1700 mt e la coltre che avvolge la vetta è cupa.

Intorno a me solo grano. Distese di balle disseminate su e giù per i campi. 

Comincio a salire con poca convinzione, indecisa se arrendermi all’idea che oggi l’Amiata non s’ha da fare, ma non voglio cedere. 

Andrò per step. 

La salita per Piancastagnaio è lunga e piuttosto impiccata ma il vento a favore mi accompagna e quasi mi sospinge. 

Procedo lentamente ma agevolmente, curva dopo curva. 

La strada è decisamente poco trafficata ed io mi godo questo panorama così diverso da quello dei giorni precedenti. 

Il cielo è velato, ma il caldo si fa sentire. 

Man mano che salgo l’umidità aumenta, percepisco qualche goccia di pioggia ma proseguo. 

La strada per Abbadia San Salvatore è in falso piano e in men che non si dica mi ritrovo all’inizio della salita, questa volta quella vera. 

Il cielo è ancora cupo, il vento è aumentato ma finalmente ha rinfrescato. 

Il paesaggio intorno a me è cambiato completamente. 

Il grano ha lasciato il posto ad un fitto bosco di conifere e felci che si arrampica lungo il fianco della montagna. 

Pareti di roccia nuda e liscia che disegnano sagome enormi si alternano agli alberi. Continuo a salire e il paesaggio cambia ancora. 

Ora il bosco si apre in una distesa infinita di faggi. 

Sono avvolta dagli alberi ma il sottobosco è una distesa di foglie e rocce che si perdono oltre la mia vista. 

Il sole non filtra e io continuo a salire godendomi una frescura a cui non ero più abituata. 

Ogni tanto intravedo qualche sprazzo di cielo, ma la faggeta rimane compatta. 

Mi chiedo quando e se si aprirà. 

Continuo a pedalare , supero il secondo rifugio amiatino e finalmente ci sono! 

La strada finisce e inizia il sentiero che sale alla croce. 

Mi carico la bici e inizio a salire lungo la carrareccia ripida e sterrata che ben presto lascia il posto a una lastra di sassoni che arriva alla base della croce! 

Gli avventori del rifugio mi guardano incuriositi non so se per il colore rosa della bici o per quel segnale di divieto di transito per le bici affisso proprio di fianco all’ingresso del rifugio, ma ormai sono qui. 

Il panorama è chiuso da una coltre di nubi dispettose che continuano ad inseguirsi senza soluzione di continuità impedendomi di cogliere l’orizzonte. Ma non importa. 

Sono arrivata dove volevo arrivare e sento un impeto di gioia e soddisfazione e penso a quanto mi piaccia salire.

E adesso tutta discesa!!!

Sorrido…..so che non sarà così perché in realtà anche per scendere, per evitare il più possibile la statale mi sono tracciata un percorso tutto in salita….


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