La bolla

20. Gennaio 2021 bike, racconti 0

Avete presente quei bambini che si divertono a sguazzare nelle pozzanghere? Dimentichi di tutto il resto, non sentono freddo, non percepiscono il bagnato, non sentono le mamme che sbraitano cercando di farli smettere…. sguazzano in una bolla…..


Lei si sentiva così.

La neve le faceva lo stesso effetto.

Si ritrovava a pedalare a temperature azzerate (a volte anche qualche grado sotto lo zero) , su strade sporche e scivolose, facendo lo slalom tra buche e montagnette di neve e bersagliata dagli schizzi di tutti quei simpatici automobilisti che la prendevano di mira con l’obiettivo di Inzupparla il più possibile increduli dinanzi alla sua espressione divertita dopo ogni doccia!

Non sentiva più niente!
La magia circostante azzerava la fatica.
Non percepiva più neanche il freddo.
Nemmeno la mani le facevano più male. Quelle mani piccole e sensibili rappresentavano il suo tallone d’Achille.

Le avevano spiegato che la microcircolazione capillare non funzionava tanto bene, che doveva stare attenta, mantenerle sempre calde e lei le stava provando tutte per ovviare al problema. Quando le mani si raffreddavano le sue dita improvvisamente diventavano bianche e si indolenzivano e se non si scaldavano velocemente perdevano sensibilità. E quando dopo un po’, con il calore, riprendevano vigore le facevano così male da farla piangere.
Ecco quando si trovava al culmine del dolore e della sofferenza l’unica cosa che la sua testa bacata riusciva a pensare era:” Non posso andare in Alaska! Come faccio ad andare in Alaska e a non perdere l’uso delle mani? Lì non devo stare fuori un’ora…..”
Ma poi pensava anche che in Alaska forse non ci sono discese di 1000 mt di dislivello in soli 10 km e allora si rinfrancava un po’ e pensava che non tutte le speranze erano perse.

L’Alaska era il suo sogno.
L’Alaska in bicicletta.
Ogni tanto sognava ad occhi aperti e si immaginava lì…..nel silenzio, abbagliata dal riflesso della neve!

Adorava l’inverno.

Da sempre

C’era stato addirittura un periodo in cui scherzando ( ma fino a un certo punto) andava dicendo che da grande avrebbe fatto la pastorella di renne.
Ovviamente quando diceva questa cosa suscitava l’ilarità del suo interlocutore del momento che non immaginava neanche lontanamente i film che lei si faceva e archiviava in qualche posto del suo cervello.

Eppure la vita, beffarda, l’aveva trapiantata al mare e la neve, spesso e volentieri, la vedeva solo da lontano, sul cocuzzolo della montagna, quando si imbiancava!
Ormai da anni nevicava di rado e di neve ne scendeva poca. E quando nevicava doveva approfittarne subito perché bastava si alzasse il garbino per spazzare via tutto.
Quando accadeva e le due montagne dal ponte del mare si velavano di bianca le partiva l’embolo.

Sapeva che magari la neve era poca o non era pronta, ma non le importava.
Cominciava a telefonare a raffica agli amici con la fat e cercava di corromperli per farsi accompagnare in montagna.
Ma quasi sempre le rispondevano picche e allora partiva da sola.
Prometteva di andare solo in posti che conosceva e di mantenersi su strade battute e partiva.
Passava le nottate a pensare a tutte le mete ipotizzabili e raggiungibili, ma alla fine tornava sempre ad arrendersi agli stessi 3 posti che generavano meno ansia in chi sapeva che andava in solitudine.

Con la pandemia la situazione si era complicata ulteriormente.
La strega comanda color aveva stabilito che si poteva arrivare in qualsiasi posto a patto che le gambe ti ci portassero e ti consentissero di rientrare e lei non se l’era fatto ripetere due volte.

Partiva da casa, a volte in mtb, a volte con la fat e cominciava a salire spronata dal desiderio di trovare la neve.
Soffriva in salita finché non iniziava il bianco.
Appena la campagna si imbiancava e l’aria si intirizziva lei si rinvigoriva e non sentiva più la fatica.

Non le importava quanto dislivello dovesse fare.
Non si fermava più!
Aveva imparato come e quanto vestirsi e sapeva che finché saliva non avrebbe avuto problemi .
Tutt’altra storia scendere.
E allora si portava dietro “la casa”: felpa, giaccone, doppio collo, scaldini, intimo di ricambio…. di tutto di più.

Ma le mani rimanevano il problema.
Appena cominciava a scendere, nonostante gli strati, le mani si paralizzavano e arrivava in fondo con le lacrime.
Ma non mollava!

Avrebbe continuato a sperimentare fino a trovare una soluzione ottimale!
Anche perché di neve ne aveva fatta davvero tanta e continuava a nevicare e le temperature erano gelide e tali per cui la base si stava compattando e i saggi intorno a lei dicevano che se avesse continuato così avrebbero pedalato su neve fino a maggio inoltrato.
Se questo da un lato la acquietava dall’altro la istigava a non perdere neanche un giorno.

E quella mattina non le era sembrato vero! Un regalo inaspettato
La neve era arrivata in collina e proprio là dove si era prefissata di andare!
Era partita alle 7,30, ma il freddo non le era sembrato così intenso, nonostante non fosse ancora pieno giorno e anzi, man mano che pedalava, si era anche alleggerita.
Man Mano che saliva si stupiva del fatto che la strada fosse così pulita e per un attimo le era balenata l’ipotesi che la neve si fosse già sciolta.
Ma non solo la neve era ancora lì, ad un certo punto aveva iniziato anche a nevischiare.

Gioia pura.

Le poche persone incrociate lungo la strada, per lo più intente a spalare o ad aprire varchi intorno alle case la osservavano senza comprendere da dove provenisse la sua euforia ma ne venivano contagiati.
E lei sei divertiva come un bambino.
La neve le faceva questo effetto!


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