Tenerife wild trail

Il vento è arrivato anche qui!

Ha spazzato via le nubi che hanno accompagnato il nostro viaggio, ha reso il cielo terso e infinito….

per un attimo mi ha riportato a Lanzarote.

Ma solo per un attimo!

Non trovo le parole

Tenerife mi ha spiazzata, completamente! Non è stato semplice questo giro, non è stato lineare. Nulla è andato come avrebbe dovuto sin da prima di partire. Ma il viaggio è così, ti mette alla prova, ti sorprende, ti richiede quella lucidità necessaria a farti capire che a un certo punto ci si può anche dividere, che anzi forse bisogna dividersi per trovare ognuno la propria strada e seguire il proprio istinto!

Sono partita con un’idea, con delle aspettative…e nulla è stato come mi ero immaginata!

Nella mia testa un’isola verde, turistica quanto basta, accogliente, ciclabile…nella realtà un’isola ambivalente, deturpata dal cemento lungo le coste, eppure straordinariamente selvaggia ed emozionante man mano che si sale verso l’interno.

Un’isola dalla vegetazione incredibile!

Varietà di fiori innumerevoli, profumi che riempiono l’aria e stordiscono man mano che si pedala:

bougainville dai mille colori: viola , arancio, rosso, bianco; gelsomini, alberi di magnolie e mimose che ti inebriano lungo la Tf-28 man mano che da El Medano si procede verso La Candelaria;

alberi di carrube che si susseguono fino a Santa Cruz; brezze colme di finocchietto selvatico, alloro e menta che ti avvolgono man mano che abbandonando la costa da San Andreas si inizia la scalata al monte Anaga, che con i suoi fitti boschi di laurisilva è a dir poco sorprendente!

E poi, riscendendo viperina, fiori d’arancia, iris, fior naranja, campanule di ogni dimensione e colore che decorano ogni casa fino a San Cristobal de la Laguna e via così…

per non parlare dei cactus di ogni forma e dimensione, immensi, che popolano le colline e affollano i barranco! e dei giganteschi alberi di drago che con le loro molteplici sagome e i tronchi tondeggianti rapiscono lo sguardo e l’attenzione ad ogni curva!

La vegetazione è straordinaria!

E lo diventa sempre più man mano che si sale. Sopra i 1000 mt comincia la corona forestal e lo scenario cambia radicalmente. I fiori si diradano e lasciano il posto ai pini. Veri e propri boschi secolari, che non ti aspetteresti mai, fitti e avvolgenti, che ti accompagnano fin sopra i 2000 mt quando di nuovo lo scenario muta inaspettatamente e ti ritrovi al cospetto del maestoso Teide.

Questo vulcano è considerato il simbolo di Tenerife e adesso ho capito il perché!

Svetta da lontano, ben prima che l’aereo atterri. Lo si intravede dal finestrino dell’aereo e ci si rende subito conto della sua possenza. Anche se attorniato da una fitta coltre di nubi, solo la cima visibile a sprazzi al di sopra di esse , mi ha colpito subito e mi ha ricordato il monte Olimpo, abitato da divinità leggendarie.

Mi ha incuriosita, ma una volta atterrata, nonostante i suoi 3700 mt, non ho più avuto il piacere di vederlo fino al sopraggiungere di questo vento canarino! Una fitta coltre di nubi costantemente ad avvolgerlo, quasi a proteggerlo, e a sfidare la voglia recondita di scalarlo! Perché pur non vedendolo è sopra di te, costantemente, lo percepisci.

Ci sono varie strade che salgono su in cima e portano sull’altopiano che si estende oltre i 2000 mt, alle sue pendici, bisogna solo scegliere come affrontarlo.

La traccia che avremmo dovuto seguire era stata studiata con cura e prevedeva una salita graduale e selvaggia attraverso la corona forestal. Un percorso da fare in due giorni, totalmente wild! ma come si sa il viaggio è anche imprevisto e il cambio repentino del meteo ha ben presto messo in discussione i progetti iniziali.

La prospettiva di continuare a salire sotto la pioggia battente non mi è sembrata la soluzione migliore e la strategia è cambiata!

Ci siamo separati.

Luca su da programma, io e la Sabri alla ricerca di nuove vie.

Abbiamo preso tempo, abbiamo allungato il giro, abbiamo disegnato un anello diverso, più basso, che ci ha regalato una perla come Santiago del Teide, la bellissima riserva natural del Teno, che caratterizza la parte più a ovest di Tenerife, e la costa de Los Gigantes, le immense scogliere a picco sul mare, che si affacciano ruvide e sferzate dai venti oceanici, purtroppo scempiate oltremodo dal cemento!

In un continuo saliscendi tra banani e piante tropicali abbiamo cercato di evitare il più possibile la costa e siamo risalite attraverso La Guancha e Icod de Los Vinos, una delle rare cittadine dal fascino ancora ispanico.

La pioggia ci ha accompagnato a sprazzi, regalandoci docce e risate amare, ma il Teide è rimasto costantemente l’obiettivo e curva dopo curva abbiamo deciso di iniziare a salire da Arona, lasciandoci pian piano l’inferno della costa alle spalle e arrampicandoci su per circa 40 km, passando per Vilaflor, terra di vigneti d’alta quota.

Una salita lunga, interminabile, bagnata a intermittenza, dominata da pareti di roccia a loro volta sovrastate dagli altissimi pini della corona forestal e da una nebbia fitta, solida e umidiccia.

Forse la stanchezza, forse il grigiume incombente, mentre i pedali giravano non riuscivo a capacitarmi di tanta salita.

Non riuscivo a vedere la fine della foresta.

Non capivo dove potesse essere il Teide…

Non so se chi sale in macchina ha lo stesso impatto, ma arrivare su in bici ha un effetto devastante.

Perché quando parti da Vilaflor e ti ritrovi a 2100 trovi un cartello che ti da il benvenuto su “El Teide” !!!

Ma inaspettatamente, davanti a te si materializza una discesa, di cui non vedi la fine, che ti spiazza ma che affronti perché capisci di non essere ancora arrivato e che dopo un paio di curve ti catapulta in un’altra dimensione, surreale, inimmaginabile fino a un istante prima. Pareti di roccia nude e intagliate che riempiono l’orizzonte, avvolte da nubi dense e veloci che si rincorrono rendendo impossibile una visione piena di ciò che ti circonda.

E poi …più nulla, solo un altopiano immenso, lunare, fatto di lava e sabbia, attraversato da una lingua di asfalto che come uno scivolo corre fino ai piedi della funivia che conduce in quota.

Una distesa aspra, solo rocce! Di una bellezza da togliere il fiato. Una maestosità che non lascia spazio se non alle lacrime. Venature di mille colori, verde, giallo, nero, ocra, grigio, marrone, rame e poi il blu intenso del cielo, il bianco delle nubi dense intrise di acqua….e poi queste sagome di roccia che si ergono isolate, scavate, inquietanti, maestose…. Uniche!

Quando arrivi su capisci il senso di quest’isola, ti rendi conto della sua unicità e del fatto che nonostante lo scempio costiero, cementificato oltre misura, la natura man mano che si sale ha mantenuto la sua integra bellezza.

È un’isola dai mille contrasti Tenerife, tutta in salita, ardua da girare in bikepacking, perché sulla costa , quasi a farlo apposta non ci sono strade ad eccezione dell’autopista che disegna il periplo dell’isola.

Per non morire in bici bisogna cercare di tenersi sempre a mezzacosta, cercando di scendere il meno possibile e soprattutto di risalire solo là dove si è sicuri di non trovare pendenze oltre il 20%.

Per girarla in bici bisogna seguire le miriadi di stradisti che arrivano qui ad allenarsi su centinaia di km di asfalto perfettamente liscio e sagomato. Che con i loro bolidi, apparentemente senza fatica, si arrampicano e scendono senza soluzione di continuità, disegnando anelli infiniti.

Il ciclista è sacro e tutti lo rispettano, ma fa sempre le stesse strade. Capisci che stai uscendo dal circuito quando improvvisamente non incontri più stradisti. E a quel punto devi farti il segno della croce e affidarti alla Madonna della Candelaria e soprattutto devi essere pronto a spingere.

Ma al di là delle ostiche salite, Tenerife è anche un’isola accogliente! Dove tutti cercano di metterti a tuo agio, cercano di istaurare un dialogo, non sono mai scortesi e nei bar più sperduti ti preparano delle tortilla da urlo e ti innaffiano di ron miel che ti scalda l’anima e le membra.

Tenerife mi ha stupita e mi ha riempito l’anima, mi ha messa ancora una volta alla prova, mi ha regalato nuova consapevolezza, mi ha posto dinanzi a scelte importanti.

La porterò a lungo con me!


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