Viaggio coast to coast sulle tracce dell’Empire Lands

Il rientro in treno non era previsto, ma ci sta!

Mi da modo di riorganizzare le idee e di ripercorrermi mentalmente questi tre giorni.

Solo tre, ma talmente densi da dilatarsi in un tempo difficile da quantificare.

Un micro viaggio, a cavallo tra Abruzzo e Lazio, fortissimamente voluto, ma che mi ha messa a dura prova.

Doveva essere diverso!

Doveva essere Empire Lands, un giro di circa 900 km, spalmato in 6 giorni! Un progetto ambizioso, EPICO, a posteriori da ripensare completamente! Ma l’evento, a causa di un incidente mortale che ha coinvolto un ciclista e indirettamente l’organizzatore del giro, ad una settimana dalla partenza è stato annullato.

Per un attimo l’idea di farlo lo stesso mi ha accarezzata, anche perché l’idea di percorrere tutti quei chilometri rappresentava una sfida notevole…ma un attimo dopo… il mio cervello ha cominciato a rielaborare un tragitto alternativo, che partendo dalla traccia originale mi avrebbe permesso di compiere un giro più breve, in meno giorni, ma altrettanto intrigante!

Sono state nottate intense, spese a fare e disfare un percorso che mi convinceva solo in parte.

Incasellare tutte le pedine, selezionando l’opzione migliore.

Mettere al vaglio l’infinità di strade ipoteticamente percorribili.

Consultare le conoscenze sul territorio per farsi guidare nella selezione.

E poi c’era Moreno! Partito per la tangente! Deciso a mettersi in moto e a percorrere il primo tratto fino a Roma, con un entusiasmo incontenibile e una collezione di lunghi nelle ultime settimane da far impallidire chiunque.

Abbiamo deciso di partire insieme!Ognuno con il suo progetto in testa.Ognuno con i suoi obiettivi da raggiungere.Avremmo percorso un primo pezzo insieme e poi ci saremmo separati.

Il primo scoglio è stato decidere il giorno in cui partire.

Si sa che il meteo può riservare delle sorprese, si sa che in montagna si può prendere acqua, ma non si può prevedere che esattamente nel weekend in cui tu hai deciso di partire si concentrerà la pioggia non piovuta negli ultimi 6 mesi!Soprattutto se le previsioni evolvono favorevolmente e poi mutano all’improvviso!

Ma la volontà è tutto!

Acqua doveva essere?

E acqua sarebbe stata!

Sabato mattina, alle 5 ho inforcato la mia gravel, bardata di tutto punto e sono partita all’inseguimento di Moreno, che per avvantaggiarsi e rendere proficua una nottata insonne si era messo in moto alle 3.

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Le prime luci dell’alba lasciavano intravedere nubi fitte e compatte all’orizzonte e l’umidità dell’aria dopo pochi minuti aveva già impregnato vestiti e borse .

Ma non pioveva!

Continuavo a nutrire un ottimismo immotivato sul fatto che le nubi si sarebbero dissolte e il sole sarebbe spuntato a un certo punto, ma ben presto ho dovuto abbandonare ogni speranza.

Dopo circa un’ora la pioggia si è materializzata.

All’inizio sottile e inconsistente, poi via via più fitta. Man mano che salivo l’intensità aumentava anche a causa del vento. La pioggia non arrivava verticalmente ma trasversalmente orientata da un vento malefico che cambiava traiettoria per essere sicuro di riuscire a raggiungere ogni angolo del mio corpo, anche il più nascosto.

Quando sono arrivata a Capestrano ero completamente bagnata!

Moreno, che approfittando dell’attesa si era asciugato un po’, consultava il radar.“Dai che per un po’ tiene! Andiamo!”

I gestori dell’Agriristoro le Origini sulla porta della locanda ad aspettare la sposa “bagnata e fortunata” dopo un primo momento di stupore ci hanno accolti con un calore inimmaginabile, ospitati e rifocillati finché non ci siamo asciugati quel tanto che ci avrebbe permesso di proseguire il viaggio.

Ma il peggio doveva arrivare.

Chilometri di saliscendi culminati con il terribile “muro di Tione” da fare tutto a piedi , considerando distanza e dislivello, e poi l’ippovia che dalle Pagliare di Tione conduce a Rocca di Mezzo, sulla Piana delle Rocche. Circa 10 km di uno sterrato antipatico, ghiaioso, impregnato d’acqua, pieno di pozzanghere fonde come laghetti, e una quantità di cinghiali poco rassicuranti!

Arrivati a Terranera eravamo decisamente provati! Ma solo tre chilometri ci separavano dall’arrivo e l’entusiasmo è risalito alle stelle!

La doccia calda e la lauta cena ci hanno rimesso ben presto in sesto.

E la testa è ripartita!

Moreno, considerando il meteo ha rivisto il programma e ha deciso di proseguire per Roma via asfalto con me, convinto fino ad un certo punto di voler arrivare nella capitale.

Ma tutto l’entusiasmo maturato la sera a cena si è esaurito ben presto quando, la mattina dopo, inforcate le bici, ha ricominciato a piovere.

Sentivo Moreno imprecare a bassa voce, ma l’unica possibilità era scendere a valle, laddove le nuvole sembravano diradarsi.

La pioggia dispettosa non ci dava tregua, eppure non riuscivamo a non fermarci ad ammirare quelle montagne.

Una luce incredibile a sprazzi le illuminava per poi spegnersi e lasciare il posto a nuvole minacciose.

I paeselli si susseguivano con i pastori e i cani a guardia delle greggi.

L’aria continuava ad essere frizzante nonostante la discesa consistente e rovesci di pioggia ci facevano compagnia.

Ma eravamo carichi e la strada scorreva liscia sotto le ruote!

“Tappa a Carsoli?” Il bisogno di reintegro di Moreno lasciava poco spazio ad obiezioni e consultato un amico che aveva vissuto per anni nella zona la scelta era stata obbligata: La cucina di Rio! Trattoria di Riofreddo con cucina sublime!

“Simò non vengo a Roma!”

Arrivando a Riofreddo Moreno aveva partorito una nuova idea, rientrare passando da Rieti, attraverso la valle del Salto e Campotosto.

Ma la mia volontà di proseguire lungo il giro pianificato non vacillava.

Avevo deciso di proseguire fino a Tivoli e poi deviare per risalire ai Castelli romani e riagganciarmi alla traccia entrando a Roma percorrendo l’Appia antica e nessuno mi avrebbe fatto cambiare idea.

Ero convinta!Salutato Moreno avevo pedalato alacremente, ero contenta, l’aria si era scaldata, il sole pomeridiano incendiava i campi di grano e papaveri della “periferia” romana e non mi sembrava vero.

Frascati brulicava di vita!

Nella mia testa ero arrivata…..ma non avevo fatto i conti con i temporali “romani”….quelli che si materializzano dal nulla e che in un nonnulla ti rovesciano addosso valanghe di acqua.

Così tanta acqua da restare basiti e prenderla a ridere!

Non mi era mai capitato di trovarmi sotto un acquazzone di tale portata e rimanere lì! Semplicemente ad aspettarne la fine! Sentendo l’acqua scorrere attraverso i vestiti e diventando un tutt’uno con la pioggia battente!

“Signorí venga qua sotto! Si ripari!!” La famigliola sorpresa dalla pioggia mi guardava e non capiva perché non cercavo riparo! “Tranquilla! 10 minuti e smette! Vedi lì? Ha già scaricato! Mo’ passa!”

La saggezza del nonno, esperto conoscitore delle dinamiche temporalesche romane, mi ha subito tranquillizzata e declinate le offerte di ospitalità sono ripartita alla volta di Roma!

L’Appia antica sarebbe stata improponibile, ma sapevo che l’avrei percorsa la mattina dopo e l’obiettivo era asciugarmi!

Sommersa da vagonate di acqua dovute ai fiumi che scendevano a valle e dagli automobilisti simpatici che si divertivano a inzupparmi, ho affrontato lo scoglio dell’ingresso a Roma e mi sono ripromessa che il giorno dopo sarebbe stato asciutto!

Avevo pianificato una tappa lunga, fin troppo, ma tendenzialmente pianeggiante e non avevo considerato Oscar!

Oscar è un gravellista romano, innamorato della sua bici e del suo territorio, ed erroneamente convinto delle mie possibilità!

Quando l’avevo contattato per chiedergli qualche suggerimento sul percorso si era mantenuto “schiscio”, ma quando ci siamo trovati lunedì mattina a Frattocchie alla fine dell’Appia antica aveva deciso di farmi vedere il meglio dei Castelli…e dunque salite a perdifiato e panorami mozzafiato!

Temprata da un’Appia antica impegnativa e surreale, cristallizzata al primo secolo dopo Cristo, mi sono fatta condurre su e giù per i Castelli: Castel Gandolfo, Rocca di Papa, Nemi, Genzano, alla scoperta dei laghi e dei borghi che li sovrastano, senza considerare che la dilatazione dei tempi avrebbe reso impossibile il raggiungimento della meta prefissata.

Ma man mano che pedalavo è scattato qualcosa!

Mi sono resa conto che, al di là dei chilometri da percorrere, l’obiettivo era scoprire e viversi un territorio, assimilarlo…e allora ho “rallentato”!

Mi sono detta che l’obiettivo non erano i chilometri, ma la scoperta di un “mondo” nuovo!

E allora mi sono lasciata cullare dall’Agro Pontino, dai saliscendi che da Cisterna di Latina conducono a Doganelle passando da Sermoneta; dagli allevamenti, dai campi di grano…

per poi rimanere basita dal promontorio di Terracina e poi dalla costa che dolcemente si allunga fino a Sperlonga e poi bruscamente si impenna fino a Gaeta!

Nonostante il vento, costantemente contrario, il sole mi ha scaldata e accompagnata fino a Gaeta, ma in un attimo tutto è cambiato di nuovo.

Entrata a Gaeta l’aria si è incupita e dal monte Aurunci in pochi minuti si è materializzata una nube carica d’acqua che mi ha lasciato giusto il tempo di entrare in stazione per poi scatenarsi all’impazzata.

Mi sono sentita improvvisamente stanca!

Ho realizzato che non sarei riuscita a portare a termine il giro come avevo pianificato, ma mi sono sentita liberata.

Non importava come sarei rientrata! L’importante era essere arrivata fino a lì!

Essermi goduta il viaggio!

Essermi divertita!

Aver assaporato lo sconforto della pioggia battente e il tepore del sole!

L’ostilità della montagna abruzzese addolcita dai ristoratori locali!

La luce calda dei tramonti romani e l’instabilità del Sirente Velino!

Lo stupore dei laghi a picco sotto i Castelli Romani e le piane infinite dell’Agro Pontino!

Il sole a picco del tramonto a Sperlonga e la tempesta improvvisa a Gaeta.

Sono stati giorni densi, faticosi, impegnativi soprattutto a livello mentale, ma sono stati giorni incredibili!

Quest’esperienza mi ha insegnato tanto!

Ha messo in luce i miei limiti, ma allo stesso tempo mi ha resa consapevole del fatto che ciò che conta più di tutto è la capacità di reinventarsi e di rimodulare i propri obiettivi !

Un ringraziamento speciale va a Moreno, che mi ha salvata dai cinghiali ed è riuscito a rendere il viaggio un’esperienza gastronomica doc, e ad Omar che mi ha fatto da guida ai Castelli, confermando ancora una volta che ogni salita ha il suo perché!

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